STURZO, IL CORAGGIO E LA PASSIONE

26 Novembre 1871, 26 Novembre 2013. Sono passati 142 anni dalla nascita del “don di Caltagirone”. Il 142° non è un anniversario che si ricorda solitamente, ma le situazioni politiche e sociali del nostro paese, delle nostre zone, dei nostri quartieri, ci chiedono uno sguardo di fiducia verso un futuro incerto e segnato da fatiche che oggi pesano sulle nostre famiglie.

Chi oggi si accosta a Luigi Sturzo, scopre con stupore l’attualità di un personaggio nato a fine ‘800 e protagonista della vicenda italiana della prima metà del ‘900. Si trova dinanzi ad una personalità molto ricca, a uno zelante sacerdote e a un brillante politico. Si trova sorpreso, perché in questo magro “don” di Caltagirone, trova l’armonia dinamica tra pensiero e azione, cultura e santità, tradizione e slancio evangelico. Scrittore, consigliere provinciale, pro-sindaco della sua città natale, fondatore di comitati operai e associazioni: Sturzo è il promotore di una santità “universale” che non conosce confini. Molto attivo nell’Azione Cattolica, nel 1915 ne diventava il segretario generale della Giunta Centrale. Tante cariche, tante attività, ma chi è stato Sturzo?
Egli è stato soprattutto un pensatore cristiano che ha fatto della politica lo strumento di sintesi del suo profondo pensiero e della sua straordinaria azione. Non c’è momento dell’impegno civile e politico di Sturzo che non esprima la speranza di cambiamento. E di chi si interessava? Degli agricoltori, degli operai, dei comuni senza poteri, dello Stato da snellire. Sturzo era contro “questo fenomeno di centralizzazione statale e di burocratizzazione della vita nazionale che si ripercuote in tutti i campi della attività sociale, che è divenuto l’assurdo sperimentale opprimente della vita politica moderna”, come scrive nel discorso “A questa nostra futura Italia” nel 1918. Ma è nel 1919 che il genio politico di Sturzo realizza la sua creatura più bella: il partito popolare italiano. Egli l’aveva pensato come contenitore politico per dare finalmente ai cattolici la possibilità di contare, ora che potevano. Il suo era un partito ispirato ai saldi principi del cristianesimo ma aperto a tutti gli uomini “liberi e forti”. Un partito popolare, ma non cattolico. Una contraddizione? No, la consapevolezza che, come disse lui stesso, “il cattolicesimo è religione, è universalità: il partito è politica, è divisione”. La politica era per lui l’occasione per riscattare le condizioni arretrate del nostro paese. Rileggere i suoi discorsi sulle politiche per il Mezzogiorno permette di riflettere, senza slogan o soluzioni semplicistiche, su un problema ancora attuale. Non a caso, al pari di Salvemini e Nitti, è considerato uno dei maggiori meridionalisti del nostro paese. Nel suo discorso su “la questione meridionale problema dell’Italia intera” richiamava la necessità di “rifare il nostro orientamento, superare la formula dualistica che mette in antitesi Mezzogiorno e governo, anzi Mezzogiorno e Stato, come due entità diverse e in contrasto, come se noi meridionali non fossimo elementi e forze costitutive dello stesso governo e dello Stato italiano”. Sturzo non aveva timore di dire cose scomode. Anche quando in Italia c’è da votare la legge Acerbo ed è costretto a dimettersi dalla carica di segretario politico del PPI, a seguito dell’invito del card. Gasparri, segretario di stato vaticano. Minacciato di morte dai fascisti, Sturzo dovette lasciare l’Italia nel 1924 alla volta di Londra. Un periodo di esilio in cui comunque non smise di fare sentire la sua voce. Dalle pagine di “People and Freedom” e attraverso l'”Aube” condusse infatti una campagna antifascista criticando la guerra italiana contro l’Etiopia. Sue le denuncie contro il pericolo del nazismo per la civiltà europea, sua la condanna contro la debolezza delle democrazie di fronte alla politica di Hitler. Scoppiata la II guerra mondiale, Sturzo nel 1940 lasciò Londra per New York. Qui fondò l’associazione di cattolici democratici”American People and Freedom” stringendo legami con il mondo accademico degli USA. Su richiesta di De Gasperi si impegnò a convincere gli USA a distinguere fra fascismo e popolo italiano, sostenendo la stipulazione di un trattato “senza umiliazioni e vessazioni”. Tornato in Italia nel 1946, Sturzo non entrò a far parte della DC ma mantenne relazioni con alcuni dirigenti. I suoi anni si conclusero con un intenso impegno di attività pubblicistica. Dalle colonne dei principali quotidiani nazionali scriveva per la ricostruzione di un paese a cui aveva dedicato la vita con singolare coraggio e straordinaria passione.