Oltre la collina

A tante persone piace camminare in montagna, generalmente perché si sta a contatto con la natura, con i suoi colori, i suoi odori e i suoi profumi. Poi perché ci si allontana dalla frenesia della città, con i rumori, le file, la confusione, il ricordo degli impegni e delle scadenze. Ma per alcuni la montagna non è solo evasione; quando si cammina ci si alza, si passa un pendio e poi si scende in una valle per scorgere un altro pendio che prima era invisibile. Si capisce che ciò che vedevamo quando eravamo in basso non era vero, ci aspettavamo un qualche cosa che poi in realtà si è dimostrato diverso, di solito molto più vasto e bello. Più ci si alza più il panorama si allarga e capiamo che con la nuova prospettiva riusciamo a vedere come sono realmente le cose. E’ per questo che fintanto che non abbiamo raggiunto il punto più alto non siamo soddisfatti. Solo quando abbiamo tutto ai nostri piedi ci sentiamo appagati, ci giriamo di 360°, respiriamo profondamente e capiamo che siamo stati creati per venire qui sopra, non per stare a valle pensando di sapere tutto e invece ignoriamo come sia il mondo realmente. Walter Bonatti scrisse: “se ti è nato il gusto di scoprire non potrai che sentire il bisogno di andare più in là”.
Ma in queste passeggiate non siamo mai soli, abbiamo sempre un “maestro” che conosce il sentiero perché lo ha già provato prima di noi. Lui gioisce dei nostri traguardi, ma appena arriviamo subito ce ne propone un altro e poi ancora e ancora. Se lo seguiamo puntualmente capiamo che non ci sono due cime uguali, non ci sono due panorami uguali. C’è sempre da imparare e da scoprire. Poi succede che una volta il nostro “maestro”, che come sempre è partito prima di noi per una nova meta, ha oltrepassato la collina davanti a noi, l’abbiamo visto che alzava la mano in segno di saluto prima di sparire alla nostra vista, ma questa volta non torna. Non è come le altre volte che tornando ci raccontava le fatiche e i pericoli della nuova strada, ma anche le meraviglie che avremmo incontrato. Adesso tocca a noi diventare “maestri”, lui prosegue verso altri valli che non hanno fine, sul cammino ci lascerà dei segni in modo che non potremo perdere il sentiero. La sua voce ci raggiungerà e ci ripeterà di andare sempre più in alto, sempre più lontano, ma mai da soli. Vuole che tracciamo dei sentieri ben visibili, perché anche quando noi supereremo l’ultima collina i nostri sentieri siano sempre battuti da infaticabili cercatori di verità e di bellezza.

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