INQUINAMENTO A MILANO. A CHE PUNTO SIAMO VERAMENTE?

Di Lucio Bergamaschi

In questo autunno straordinariamente siccitoso si sono rincorsi gli allarmi per la qualità dell’aria milanese. Una fotografia dell’astronauta italiano Nespoli ripresa dalla ISS inquadrava una grande nube bianca che gravava sulla pianura padana: che fosse inquinamento o solo foschia l’impressione è stata forte. Non è semplice affrontare l’argomento perché inevitabilmente si intreccia con quello ancor più complesso e ideologizzato del global warming o riscaldamento globale sul quale com’è noto ci sono tesi scientifiche contrastanti e che è ripreso in altro articolo di questo giornale. Concentriamoci invece sulle temibili polveri sottili o PM10 che sicuramente causano gravi danni al sistema respiratorio soprattutto di bambini e anziani. Il dato medio di Milano è in lento e costante miglioramento dai 149 giorni di sforamento del 2007 ai 73 giorni del 2016 ma ancora abbondantemente sopra la soglie di 35 giorni fissata dalla Comunità Europea. Nel 2017 il limite di 50 microgrammi per metro cubo è già stato superato già 66 volte (dato al 31.10).

Quali le cause di questa cattiva qualità dell’aria? Sono tante ovviamente e tutte connesse alle attività umane ma su tutte due fanno la parte del leone determinando oltre il 50% del dato: i veicoli diesel e le centrali termiche a gasolio. Per quanto riguarda le seconde pare incredibile ma ancora il 20% degli impianti condominiali privati funziona a gasolio e ben il 35% degli stabili comunali viene riscaldato ancora con questa modalità vecchia e inquinante. Quale credibilità ha un Comune che chiede ai propri cittadini sacrifici importanti sul piano della mobilità personale e poi mantiene in funzione ancora centinaia di caldaie a gasolio? La loro sostituzione può essere pressochè immediata. Basta volerlo e stanziare i fondi relativi. In un’estate si può fare. Perché non accade?

Secondo punto: i diesel. Anche qui il Comune è inadempiente. Da un lato obbliga al fermo i Diesel Euro 1-2 e 3 (nel periodo di punta sono stati fermati persino gli Euro 4) dall’altro continua a far circolare centinaia d autobus e mezzi Amsa a gasolio. Quelli di ultima generazione acquistati dalla Giunta Moratti sono Euro 4 ma molti altri tuttora in funzione sono Euro 2 e 3 e quindi durante i giorni di blocco non potrebbero circolare. Siamo dunque all’assurdo di un Comune che infrange esso stesso le ordinanze che emette. E che dire della revisione degli ingressi in Area C entrata in vigore dal primo gennaio di quest’anno? Con il pretesto dei lavori M4 (che incidono in realtà solo su una piccola porzione di Area C) si è inibito l’ingresso ai veicoli a metano e GPL che molti cittadini avevano acquistato proprio per entrare in Area C contribuendo a diminuire la produzione di PM10. In provvedimento contraddittorio. Piuttosto come ha fatto Parigi si indichi una data entro cui OGNI veicolo diesel sia definitivamente fermato in tutta l’area metropolitana.

Proposte? Questo giornale ne ha già avanzate due, concrete e poco costose che qui riproponiamo.

1) La conversione degli attuali autobus diesel a metano o GPL: è poco costosa rispetto all’acquisto di nuovi mezzi e produce benefici immediati. Ci piacerebbe che ATM ci spiegasse perché non la dispone.

2) La realizzazione in Via Palmanova angolo Esterle di un grande distributore metano e GPL (in città non esistono quasi) sull’area comunale del deposito bus ATM. Potrebbe servire sia i mezzi pubblici che privati in ingresso alla città con evidente incentivo all’acquisto di autoveicoli a basso impatto ecologico. Su questo attendiamo una risposta dall’assessore Maran

In conclusione, bene fa il Comune a invitare e anche obbligare i cittadini a comportamenti individuali più virtuosi in campo ambientale ma per farlo dev’essere credibile. E come dicevano saggiamente i nostri genitori per essere credibili non bisogna solo predicare ma anche razzolare bene!