CHIUSURA DELLA VISITA PASTORALE DI MONS. DELPINI

DI Daniela Sangalli

La serata del 29 maggio a San Leone Magno è stata caratterizzata dall’ascolto del brano di Atti 11,19-26, preghiera e proclamazione di un impegno concreto, assunto pubblicamente da un rappresentante di ogni parrocchia dei due decanati.

Nella sua omelia Mons. Delpini ha colto il collegamento tra Parola di Dio e vita quotidiana: “Questo brano di Atti parla degli inizi della comunità cristiana, ed è stato scelto per mettere in discussione quel senso di inerzia che è abituato a leggere il nostro tempo come il tempo di un declino, quando diventa abituale dire: Eravamo tanti e siamo pochi, eravamo giovani e siamo invecchiati, eravamo significativi e non contiamo più niente. Noi che abbiamo individuato un impegno concreto da compiere possiamo dire: No, non siamo alla fine, siamo ad un nuovo inizio. Siamo coloro che si sentono incoraggiati a muovere quel passo, che è magari modesto e circoscritto, ma è un passo per dire che andiamo verso il futuro”.

Ogni parrocchia ha sottolineato una attenzione particolare, che dovrà qualificare l’ordinario della vita delle comunità: la prossimità con gli anziani e i malati, la pastorale familiare, la diffusione della Parola di Dio, la cura di bambini e giovani, la solidarietà con i migranti.

Mons. Delpini ha ricordato tre priorità che devono diventare criteri di discernimento di ogni attività:

1) la comunità dei discepoli del Signore vive del rapporto con il Signore, è una comunità che nasce dall’Eucarestia. La prima priorità è curare la celebrazione dell’Eucarestia. Quali sono i segni che abbiamo celebrato bene? Devono vedersi i frutti: la gioia dell’incontro con il Signore, e la comunione, il volersi bene dopo aver condiviso lo stesso Pane.

2) la comunità dei discepoli del Signore è il contesto in cui ciascuno riconosce che la sua vita è una vocazione, è una missione. Dobbiamo riuscire ad aiutare i giovani che si avvicinano alla comunità cristiana a trovare il significato della vita e realizzare la loro vocazione.

3) la comunità dei discepoli del Signore è presente nei contesti in cui vive come il sale della terra, il lievito che fa fermentare la pasta. Dall’incontro con il Signore vivo e risorto nasce una comunità che ha qualcosa da dire al mondo in cui vive, per contribuire al bene di tutti. Dalla fede deriva un modo di leggere il mondo, una cultura.