UN OMAGGIO A UN PASTORE CON L’ODORE DELLE PECORE

Il Comune intitola a Don Elia Mandelli il giardino di Via Conte Rosso

DI don Luigi Badi

La deliberazione della Giunta comunale n. 583 del 7 aprile 2017 con la quale viene intitolato a Don Elia Mandelli il giardino di Via Conte Rosso, è motivo di gioia per me, suo successore come parroco di S. Martino in Lambrate, e per tutti i parrocchiani, in particolare quelli che lo hanno conosciuto e amato come “pastore con l’odore delle pecore”, come direbbe Papa Francesco. Siamo contenti perché don Elia merita, dopo il riconoscimento ecclesiale (la nomina a Monsignore conferitagli dal cardinale Martini nel
2003), anche un riconoscimento sul versante civico per la qualità del suo lungo ministero di parroco (1967- 2000), cui seguirono altri tre anni di permanenza a Lambrate nei quali, pur in condizioni sempre più precarie di salute, continuò a collaborare in parrocchia. Più volte, a partire dall’opuscolo che la Parrocchia gli dedicò a un anno dalla sua scomparsa, occorsa il 10 settembre 2003, ho avuto modo di parlare di lui cercando di tracciarne il profilo. Lo faccio volentieri anche in questa bella occasione. Don Elia è stato un prete tipicamente ambrosiano, espressione di una lunga e feconda tradizione che riconosce nei santi vescovi Ambrogio e Carlo e nei loro più recenti successori i modelli esemplari. Prete “tradizionale”, ungi dall’arroccarsi su posizioni di paura di fronte alla ventata di novità del Concilio Vaticano II, ha mostrato una grande apertura di mente, di cuore e di azione. Il coraggio di Don Elia si è mostrato anzitutto nella decisione di modificare la struttura stessa della chiesa (il presbiterio), coerentemente alla Riforma liturgica conciliare che ha inteso valorizzare la celebrazione eucaristica come celebrazione dell’assemblea. La progettazione e la realizzazione della Casa del giovane hanno reso visibile che l’incontro con Cristo nell’Eucaristia non isola ma lancia la comunità adulta verso il futuro della Chiesa e della società, i giovani. La cura della relazione con Gesù nel culto e nella preghiera (di cui don Elia è stato testimone persuasivo muove all’impegno convinto nell’educazione cristiana di ragazzi, adolescenti e giovani). L’attenzione pastorale di Don Elia non si è affatto esaurita in questi due fondamentali ambiti della vita e della missione della parrocchia. Egli guardò anche “fuori”, uscì dal recinto parrocchiale verso i lavoratori, come attesta la celebrazione di una Messa di Natale all’Innocenti. E quando Milano conobbe la prima immigrazione di extracomunitari, Don Elia non esitò ad ospitarli – coinvolgendo la comunità e vincendone alcune resistenze – nei locali dell’ex oratorio maschile, sollecitando in tal modo – come recita la motivazione del riconoscimento civico sopra richiamato – l’intervento dell’Amministrazione pubblica per la risoluzione del caso. Il rinnovamento promosso dall’arcivescovo Martini a riguardo del modo di concepire l’attenzione ai poveri e ai disagiati – ossia l’invito a creare in tutte le parrocchie la Caritas come organo pastorale preposto a progettare, coordinare gli interventi e sensibilizzare la comunità intera – fu tradotto da don Elia nella istituzione del Centro di ascolto (1998). L’impegno profuso su questi versanti “istituzionali” non fu mai disgiunto dall’impegno in prima persona nei confronti dei parrocchiani e, in particolare, dei poveri che bussavano alla sua porta. L’amore di Don Elia per Gesù e il suo vangelo – ragione del suo essere prete – si è mostrato e confermato nell’amore verso il prossimo, specie verso i fratelli più piccoli di Gesù. Sono passati quattordici anni dalla morte di don Elia. La parrocchia è raddoppiata come popolazione e, undici anni fa, è stata unita in Comunità pastorale con SS. Nome di Maria. Stiamo vivendo, come ha detto il Papa, non semplicemente un’epoca di cambiamenti ma un cambiamento d’epoca. Il travaglio che la società e anche la Chiesa vivono può e deve trovare ragioni di speranza guardando a figure come Don Elia. La titolazione del giardino di via Conte Rosso ha anche o forse soprattutto questo significato, richiamare ciascuno di noi alla propria personale inderogabile responsabilità nel costruire forme di vita buona.