CHE NE SARA’ DI CITTA’ STUDI? MARAN PROVA A RISPONDERE

 

La straordinaria affluenza e partecipazione di cittadini alla Commissione Consiliare voluta dai consiglieri Ceccarelli e Monguzzi, convocata lo scorso 22 marzo, avente per argomento “Situazione di Città Studi alla luce del trasferimento di parte delle Università” ha subito mostrato quanto la questione sia molto calda e contrastata.

Presenti più di 200 tra residenti, studenti, commercianti e attivisti dei comitati di quartiere. Tanti interventi ma un’unica richiesta: Città Studi deve restare viva, deve rimanere una zona a vocazione universitaria. La protesta, sollevatasi nelle scorse settimane e culminata in una lettera aperta mandata dal comitato “Che ne sarà di Città Studi” direttamente al sindaco Beppe Sala, è nata dopo l’ipotesi del trasloco delle facoltà dell’Università Statale dal quartiere all’area di Expo.

Molti gli interventi che, anche con il supporto di studi scientifici, hanno mostrato quali costi e rischi lo spostamento delle facoltà scientifiche di Città Studi all’area Expo comporterebbe. Innanzitutto, si svuoterebbero 200.000 mq di superficie che, con il trasferimento – precedentemente deciso e ormai prossimo – degli Istituti Tumori e Neurologico Besta, arriverebbero a 300.000 mq. Il problema è: con che cosa si pensa di riempire questi vuoti che si creerebbero, con quali finanziamenti e, soprattutto, in quali tempi? Lo svuotamento di Città Studi avrebbe, inoltre, delle gravi ripercussioni anche sulle già problematiche aree limitrofe di Lambrate e Ortica. E’ stato messo in evidenza il rischio che in assenza di un piano condiviso dagli attori istituzionali si crei lo spazio per una grossa speculazione edilizia che stravolgerebbe la fisionomia del quartiere. Secondo un altro intervento il trasferimento non converrebbe neanche all’università Statale perché gli studenti a Rho avranno sì un campus con moderni laboratori, ma dalle dimensioni ridotte rispetto a quello attuale sia per quanto riguarda il rapporto mq/studente, sia perché verrebbero a mancare gli spazi per biblioteche e luoghi comuni di studio. Lo stesso direttore generale dell’Università Statale Walter Bergamaschi ha detto che al momento c’è solo una manifestazione di interesse dell’Università, votata a maggioranza dal senato accademico, nei confronti del trasferimento, che non è ancora una decisone perché si sta attendendo la risposta di area Expo ad alcune richieste di pre-requisiti. Sono seguiti molti altri interventi che hanno ribadito la decisa contrarietà a questo progetto, ma l’intervento più atteso di tutti, è stato, ovviamente quello di Pierfrancesco Maran, assessore all’urbanistica, il quale ha voluto rassicurare tutti dicendo che questi sono gli obiettivi dell’amministrazione comunale: “1. Il quartiere è nato come Città Studi e continuerà ad essere Città Studi. Il ‘progetto Città Studi’ ha al centro il mantenimento ed il rafforzamento della vocazione universitaria del quartiere; 2. Per definire ed attuare il ‘progetto Città Studi’ serve il concorso delle istituzioni territoriali Regione, Città Metropolitana e Comune e delle università milanesi nonché la collaborazione dei proprietari delle aree; 3. La realizzazione del ‘progetto Città Studi’ deve prevedere il subentro delle nuove facoltà e funzioni universitarie contestualmente all’uscita delle funzioni in via di trasferimento in modo da non creare alcun effetto di svuotamento del quartiere. Al fine di elaborare una prima ricognizione propedeutica al progetto è stato affidato un incarico al Politecnico di Milano.”

Per affrontare la questione, l’assessore ha promesso entro sei mesi un piano di riassetto dell’intera zona, che prevede il coinvolgimento del Politecnico, Università Statale e Bicocca, che avrebbero manifestato interesse: l’obiettivo è quello di compensare l’esodo degli studenti che andrà a Rho con altri che arriveranno in Città Studi. Questo per la parte destinata all’università, quella invece ‘sanitaria’ dovrebbe accogliere altri servizi quali le residenze per studenti e i volumi in eccesso della biblioteca Sormani. Vedremo se e quali fatti seguiranno alle parole, di sicuro dall’altra sera è evidente che il Comune di Milano deve prendere sul serio la questione perché un’intera zona l’ha chiamato in causa.

Meri Salati